L'acquisizione di una nuova lingua "per adozione"
L'acquisizione di una nuova lingua "per adozione"
(appunti di Elvira Ricioppo – 17-05-2016)
Premessa:
Questi sono "appunti" non esaustivi, intesi per dare uno stimolo all'approfondimento del tema "lingua" negli adottivi con adozione internazionale, trattandosi di un aspetto di cui molti genitori e frequentmente gli insegnanti non ne tengono conto, per mancanza di conoscenza rispetto ai possibili risvolti.
- Italiano resta L2 per un brevissimo periodo
- diventerà la "prima lingua" MA non si “aggiunge” – spinge fuori la prima lingua
- perché i bambini sono inseriti, inevitabilmente, in contesti linguistici integralmente italiani
Cosa succede?
- completa erosione lingua di origine – mediamente entro 3-6 mesi;
- scompare l’uso della lingua di origine e quindi il ponte linguistico verso il passato per agganciare l’Italiano ed arricchire (riempire di significati) vocabolario in fase di acquisizione;
(p.es.: come una persona che ha un ictus e deve re-imparare tutto daccapo senza poter attingere a nozioni pregresse perché queste sono diventate inaccessibili)
- contrariamente ai bilingui (p. es. per immigrazione) che “aggiungono” vocabolario mantenendo quello della prima lingua, negli adottivi c’è un processo “sottrattivo” repentino del lessico originario il cui uso quotidiano scompare in breve tempo;
- i bambini si trovano in un “limbo linguistico” avendo interrotto repentinamente lo sviluppo della lingua di origine processo rimasto incompleto ;
- si va incontro ad uno svantaggio importante per inaccessibilità al vocabolario di origine (seppure povero, serve per tradurre mentalmente i vocaboli/significati della nuova lingua – diventa impossibile transitare da una lingua all’altra – scompare il ponte tra prima e dopo);
- processo che può essere fonte di possibili problemi futuri e frustrazioni durante il percorso degli studi e nelle relazioni in cui la comunicazione verbale è importante.
Ricerche condotte in Nord America hanno stabilito che:
- esiste un maggior rischio di difficoltà nei bambini adottati tra 3-9 anni (anche anni dopo l’ingresso nella nuova realtà familiare/sociale/linguistica);
- vocabolario presente nella lingua di origine spesso è di per sé povero;
- bambini vissuti in istituti da piccoli:
- scarsa interazione verbale con i caregiver
- carenza di stimoli verbali ed emotivi
- vocaboli usati spesso appresi durante l’interazione con i pari e non con adulti di riferimento
- possono avere problemi/disturbi uditivi che interferiscono con lo sviluppo del linguaggio
- aver subito interventi come labiopalatoschisi che potrebbero pure interferire con gli aspetti verbali del linguaggio
Fonti:
- Boris Ghindis – psicologo dell’età evolutiva - Psychological services for internationally adopted children - New York
www.bgcenter.com
- Sharon Glennen, Ph.D. - Speech Language Pathologist and Assistant Professor, Department of Audiology, Speech Language Pathology and Deaf Studies at Towson University
alcune difficoltà rilevate:
- valutazione DSA pre-esistenti – non è possibile fare una valutazione di DSA prima dei 2 anni circa dall’ingresso;
- pertanto: la scuola e i genitori non hanno indicazioni in tal senso per aiutare il bambino/ragazzo
- capire se il vocabolario italiano acquisito è sufficiente per comprendere i significati di terminologie tecniche specifiche di alcune materie (talvolta un bambino senza ritardi può fare fatica proprio per motivi di comprensione dei significati);
- valutare la proprietà di linguaggio di base (andrebbe fatto nella lingua di origine o prima di arrivare in Italia, oppure subito all’arrivo, ma non ci sono le professionalità in Italia che parlino tutte le lingue di origine dei bambini che arrivano per adozione).
non dimentichiamo che:
- per apprendere in modo completo una nuova lingua si impiegano mediamente tra 5-7 anni in condizioni “normali” e con un processo “adittivo”;
- nel caso dei bambini adottati tale periodo potrebbe essere più lungo a causa dell’erosione della lingua di partenza (processo sottrattivo);
- L2 e L3 previsti dai programmi ministeriali, per alcuni adottivi diventano L3 e L4 anche se ad un certo punto l’Italiano sembra essere diventato L1;
- è possibile che gli alunni riscontrino difficoltà non evidenziabili facilmente e tempestivamente (sospendere i pre-giudizi sugli apprendimenti e ascoltare la famiglia e gli specialisti che li aiutano);
- valutare il singolo alunno e le sue abilità reali, tenendo presente i suoi veri bisogni emotivi (“l’adozione non mette il contattore a zero” – cit. Anna Guerrieri, co-autrice Linee di Indirizzo);
- valutare, con la famiglia, se essenziale inserire L2+L3 ministeriali contempora-neamente o se opportuno dilatare nel tempo le richieste di studio di tali lingue;
- conoscere a fondo la lingua comunemente usata nel quotidiano serve anche per altro e non solo per studiare le materie letterarie – “se non comprendo non posso elaborare ed esporre” - siamo sempre sicuri che gli alunni adottati hanno compreso completamente ciò che gli viene insegnato e la consegna?
molto spesso la velocità di acquisizione italiano nei primi mesi trae in inganno genitori e insegnanti, MA: famiglie e insegnanti rilevano difficoltà nello studio di testi complessi, specie durante il percorso delle secondarie. Nella valutazione delle varie problematiche non bisogna escludere eventuali difficoltà che nascono a causa delle peculiarità qui descritte.
necessario:
- ascoltare i genitori e gli specialisti che hanno in cura i bambini (psicologi, NPI, logopedisti, educatori, ecc.)
per:
- definire interventi mirati alla rilevazione delle difficoltà e al potenziamento, se occorre e secondo il bisogno, durante il percorso degli studi.
In Italia la strada per conoscere a fondo le implicazioni di questa peculiarità linguistica che apparentemente coinvolge SOLO gli adottivi che provengono dall’estero è ancora molto lunga – teniamo gli orizzonti aperti e interroghiamoci su ciò che bisogna fare per loro e cosa sia meglio fare.
Testo disponibile in Italiano sull’argomento:
Acquisizione della lingua italiana e adozione internazionale. Una prospettiva linguistica
Egidio Freddi - Edizioni Cà Foscari